“But there is one thing you must remember, if you forget all else. There is no good or evil, save in the way you see the world. There is no dark or light save in your own vision. All changes in the blink of an eyelid; yet all remains the same.”
Buongiorno lettrici e lettori e benvenuti a questa recensione dedicata ai primi tre volumi della saga di Sevenwaters di Juliet Marillier, ovvero Daughter of the forest, Son of the shadows e Child of prophecy. Se non ne avete mai sentito parlare non preoccupatevi, non siete soli. Nemmeno io, fino a poco tempo fa, sapevo dell’esistenza di questi piccoli gioiellini, ma da quando li ho scoperti, sono diventati come una droga. Il motivo per cui queste opere, così come anche la loro autrice, sono praticamente sconosciute nel nostro paese è abbastanza semplice: nessuno le ha mai tradotte, o meglio, questi primi tre volumi hanno conosciuto una pubblicazione in italiano tra la fine degli anni ’90 e primi anni Duemila, ma poi i successivi sono caduti nel dimenticatoio. Reperire le copie in italiano, infatti, è un’impresa quasi titanica: se ne trovano ancora alcune su siti che vendono libri usati, oppure, se avete fortuna, nei mercatini o nelle biblioteche. Il mio consiglio, quindi, è di affidarvi alla versione originale in inglese, a patto che siate abbastanza ferrati sulla lingua poiché il livello di difficoltà non è certo quello adatto a dei principianti.
Tuttavia, anche in questo caso un avvertimento è d’obbligo: nemmeno le copie inglesi sono di facile reperibilità, soprattutto per quanto riguarda questi primi tre libri dato che si tratta di opere che hanno visto la luce circa una ventina di anni fa. Pertanto, armatevi di molta pazienza, controllate periodicamente i vari siti (Amazon, Ebay ecc.) e, alla prima occasione, fiondatevi sulle copie disponibili e non lasciatevele scappare.
E ora seguitemi in quest’avventura… Chiudete gli occhi, fate un respiro profondo, rilassatevi e poi provate a immaginare. Immaginate una foresta, fitta, impenetrabile, nel cuore di un’Irlanda medievale, dove a volte il vento porta i sussurri di voci lontane, di voci di un altro mondo, abitato dalle creature del popolo fatato, il Fair folk; un popolo composto da esseri fieri e alteri, dotati di poteri magici la cui forza viene dallo stretto legame con la terra e con tutto ciò che gli circonda; un popolo legato agli uomini da un’unione antica quanto la ruota della vita; un popolo anche meschino e crudele che conduce un gioco di scacchi in cui i giocatori sono spesso delle pedine inconsapevoli, spinte da un destino più grande di loro. Immaginate sette fiumi cristallini che si riversano in un lago che riflette il mutare delle stagioni e il passaggio delle nuvole in cielo; un lago che rappresenta il cuore della foresta stessa, il cui pulsare è percepibile in ogni foglia, in ogni radice, in ogni albero e in ogni essere vivente. Immaginate delle isole lontane, che nascondono in sé profondi segreti e che sono custodi di una magia antica, forse più antica del mondo stesso; delle isole dove a volte la nebbia si alza talmente fitta da impedire a chiunque di vedere quello che vi è davanti; delle isole per cui vale la pena combattere e morire perché esse sono l’essenza stessa della vita e di tradizioni che si stanno perdendo. E infine immaginate una famiglia, quella di Sevenwaters, il cui destino è inestricabile da tutto ciò; immaginate delle donne forti, impavide, coraggiose, ma anche umane, fallibili, con dei difetti e non certo perfette, che attraverso gioie, dolori, prove, battaglie, amori e tradimenti tesseranno la trama di una saga che vi terrà incollata alle sue pagine.
La saga di Sevenwaters è tutto questo e molto di più. È una storia in cui la magia, il mito e la storia s’intrecciano tra loro. È la storia di una nazione, l’Irlanda, che si trova in un momento di cambiamento e di trasformazione: da un lato le divisioni interne e le lotte di potere tra i vari lord, dall’altro le incursioni di popolazioni nemiche (Britannici, uomini del Nord, Pitti e Vichinghi) e il sopraggiungere della religione cristiana. È la storia di un popolo, e di una famiglia in particolare, il cui legame con gli antichi culti, con gli dei pagani e con il popolo fatato rappresenta uno dei tanti anelli di una catena che tiene tutti quanti uniti. E, soprattutto, è la storia di Sorcha, Liadan e Fainne, le donne della famiglia di Sevenwaters, così diverse tra loro ma unite da una forza comune; donne che devono affrontare delle sfide enormi in un’epoca e in un tempo dove il loro spazio e il loro ruolo, nella maggior parte dei casi, era confinato alla casa, alla famiglia e all’allevamento dei figli; donne intelligenti, caparbie e dotate spesso di poteri fuori dal comune, ma al tempo stesso gentili, compassionevoli e mosse da un profondo amore per la propria famiglia.
Sorcha, settima figlia di Lord Colum di Sevenwaters; una ragazzina con la passione per le erbe e dotata del talento della guarigione. Sorcha, cresciuta senza madre, ma circondata dall’affetto dei suoi sei fratelli, che trascorre la sua esistenza protetta e cullata dalla foresta che circonda la sua casa, fino a che qualcosa non sconvolge la sua esistenza: l’incantesimo che viene gettato sui suoi fratelli da una potente strega. Solamente completando il compito che le verrà affidato dal Fair Folk, ella potrà salvarli e ristabilire l’equilibrio che è stato rotto. Tuttavia, la missione non si rivelerà per niente semplice e Sorcha dovrà usare tutte le sue forze e tutte le sue energie per non soccombere al male.
E poi Liadan, un’altra potente guaritrice, la cui vicenda sembra intrecciata a quella di una profezia lontana che narra di un bambino il cui destino sarà quello di riconquistare le Isole sacre strappate dagli invasori nemici. Liadan, così simile eppure così diversa da Sorcha, con la sua capacità di guarire sia il corpo sia lo spirito di una persona e che suo malgrado si troverà legata al capo di una banda di fuori legge, il cui passato è strettamente connesso a quello della sua stessa famiglia. Liadan, che decide di abbandonare il sentiero che era stato tracciato per lei dal popolo fatato e di sfidare le convenzioni del tempo. Liadan che è pronta a difendere le sue scelte anche a costo di pagarne le conseguenze.
E infine Fainne, cresciuta lontana da Sevenwaters, ma che vi farà ritorno con una precisa missione. Fainne che ha in sé un potere enorme che, però, non sempre sa controllare; un potere che se usato in maniera irresponsabile potrebbe rivelarsi fatale non solo per lei, ma per tutti quelli che la circondano. Fainne la cui esistenza è segnata da un passato tragico di cui porta le cicatrici sul corpo e che sta ancora cercando il suo posto nel mondo e chi sia veramente. Fainne che non ha mai conosciuto altra vita al di fuori di quella vissuta in una caverna sulle coste del Kerry e che, improvvisamente, si troverà catapultata in un mondo di cui non sempre comprende le regole; un mondo in cui spesso fare la cosa giusta e fare ciò che ci si aspetta da lei non coincidono.
Potrei continuare a parlarvi per ore della trama di questi libri, raccontarvi tutti i più piccoli dettagli della vicenda, gli snodi fondamentali e gli intrecci che compongono l’arazzo di questa saga famigliare, ma così facendo vi priverei di tutto il divertimento della lettura e questa recensione finirebbe per essere più lunga della Divina Commedia. Perciò mi limiterò a raccontarvi semplicemente le cose che ho amato; quelle che mi hanno fatto emozionare, piangere di gioia o di tristezza; quelle che mi hanno fatto riflettere sul mio rapporto con il mondo, la natura circostante e la religione. I libri di Juliet Marillier, infatti, sono stati per me un’esperienza immersiva a 360º perché, mentre li leggevo, mi sembrava quasi di essere lì, nel bel mezzo dell’azione, circondata da quell’atmosfera carica di magia e di mistero che sembra avvolgere ogni cosa in questi libri. Ma cerchiamo di andare con ordine.
Sicuramente una delle cose che ho amato in questa storia è stato il rapporto che ciascuna protagonista ha con la propria famiglia. Il legame che Sorcha, Liadan e Fainne hanno con i propri fratelli e sorelle, ma anche con i cugini, le cugine, gli zii e le zie costituisce uno dei perni fondamentali della vicenda. La famiglia, infatti, è il centro propulsore che spinge le protagoniste ad agire; è la forza che mette in moto la ruota degli eventi, ma è anche il luogo di contrasti, di sentimenti potenti che spesso possono avere un effetto distruttivo, di segreti conservati gelosamente di generazione in generazione. Ciò nonostante, senza la famiglia, senza la sua protezione e senza l’amore e il sostegno dei suoi membri nessuna delle protagoniste avrebbe potuto raggiungere i suoi obbiettivi.
Un’altra cosa che ho adorato alla follia è stata l’unione tra storia, mito e folklore; un’unione che pervade ogni aspetto di questa vicenda. Juliet Marillier, infatti, è stata superba nel creare una storia in cui questi tre aspetti sono costantemente intrecciati tra di loro poiché la famiglia di Sevenwaters, in molti modi diversi, è legata alla foresta che da sempre protegge la loro dimora e questa, a sua volta, è connessa con il lago che si trova al suo centro e, soprattutto, con gli abitanti che dimorano nella parte più nascosta e impenetrabile di essa. Il Fair Folk, infatti, è una sorta di coprotagonista di tutte queste vicende perché, pur non essendo sempre partecipe degli eventi e pur rimanendo in qualche modo ai margini, la sua presenza è sempre ben percepibile. Senza il Fair Folk e senza il suo ruolo nelle vicende delle protagoniste, non ci sarebbe alcuna trama. Tuttavia, non bisogna immaginare questi esseri provenienti dall’Otherworld come delle fatine gentili, pronte a venire in aiuto dei personaggi alla prima occasione: il Fair Folk, infatti, è un popolo antico, fiero, potente e, nella loro prospettiva, gli esseri umani non sono altro che semplici comparse in un gioco molto più grande di loro di cui, spesso, le regole gli sono oscure. Ciò nonostante, essi non possono fare a meno degli uomini poiché il loro destino e la loro stessa sopravvivenza sono legati a essi.
Ed infine, un’altra delle cose che mi hanno fatto follemente innamorare di questi libri sono le storie; storie che non sono solo quelle dei personaggi, ma anche quelle che essi stessi raccontano; storie che hanno come protagonisti personaggi mitologici o inventati, provenienti da epoche lontane; storie di coraggio, di sacrificio, di perdita e di amore; storie di magia dove le creature del folklore irlandese s’intrecciano con quelle del Túatha Dé Danann, cioè “le genti della dea Danu” che, poi, sconfitte da un altro popolo, si sarebbero ritirate nel sottosuolo diventando, appunto, il popolo fatato; storie che riportano a un tempo in cui le parole e il loro significato avevano ancora il potere di trasmettere un insegnamento e di ispirare; storie che venivano raccontante con l’accompagnamento di un flauto, di una cetra, di una lira o di una cornamusa mentre tutta la famiglia era riunita intorno al fuoco; storie che hanno finito per costituire l’essenza stessa del popolo irlandese.
Se anche voi, come me, amate tutte queste cose e se ogni tanto, chiudendo gli occhi, v’immaginate queste epoche lontane, ricche di magia e leggende, ma anche di pericoli e insidie, in cui l’uomo e la Natura vivevano in un’armonia quasi perfetta, allora questi libri sono per voi. Se anche voi, come me, sognate di queste terre misteriose, verdi come il trifoglio che è uno dei loro simboli, dove si poteva correre a perdifiato in una foresta, o nuotare in un lago azzurro quanto un cielo senza nuvole in una giornata d’estate, o arrampicarsi sugli alberi e avere come amici gli animali selvatici, allora la saga di Sevenwaters non vi deluderà. Come so tutto questo? Semplice, perché ormai queste storie hanno messo radici nel mio cuore e, a forza di tante parole, si sono andate a ritagliare un angolino tutto per sé.
Beh che dire lettrici e lettori, questa recensione finisce qui. Spero che vi sia piaciuta. Fatemi sapere se avete letto anche voi questa saga, cosa ne avete pensato e quali sono state le cose che vi hanno colpito di più.
Un abbraccio libresco,
Nadia
P.s per chi di voi fosse interessato ad apprfondire la conoscenza di questa fantastica autrice può visitare il suo sito web. Buona lettura!
Comments